Giovani generazioni e partecipazione nella società digitale: Ricerca generativa nell’Università
L’innovazione didattica, nella scuola come nell’università, si alimenta della ricerca e del monitoraggio continuo dei giovani che la vivono e delle evoluzioni sociali che i cittadini saranno chiamati ad affrontare. Così, finalmente, arrivano in facoltà cartelloni, pennarelli, fogli colorati e tante attività che vedono gli studenti protagonisti delle lezioni in aula.
Ma di cosa si parla quando ci riferiamo ai giovani nella società digitale?
Gli studenti e le studentesse della Facoltà di Scienze Politiche dell’Università Roma Tre, grazie a un accordo fra l’università e Oxfam, stanno partecipando a un Seminario distribuito in quattro incontri su “Giovani generazioni e partecipazione nella società digitale: Ricerca generativa nell’Università”.
Partendo dal presupposto che per i cosiddetti Millennials non esiste confine fra realtà tridimensionale e realtà virtuale, le questioni da discutere vertono davvero su tutto quello che potenzialmente interessa, influenza o ispira nella vita di tutti i giorni. Emergono, però, alcune peculiarità. Ad esempio, nel trattare le mille sfaccettature della globalizzazione e l’autorappresentazione del sè i ragazzi hanno identificato (più o meno consapevolmente) un minimo comun denominatore: l’omologazione.
L’approccio alla globalizzazione delle economie occidentali porta a una perdita delle radici, in cui i giovani non si sentono più attaccati e partecipi alla vita del quartiere o del proprio paese perché la musica, la moda, i social network e le news li connettono a gruppi identitari più grandi e trasversali ai confini geografici. Ma, questa sensazione di “libertà” nasconde un profondo senso di insicurezza quando si discute di auto-rappresentazione del sé, perché come da loro affermato, i social media impongono di mostrare solo vite felici e divertite, che seguono la moda del momento e si omologano alla massa per sentirsi inclusi. Tale massa però è composta da tanti sconosciuti amici di sconosciuti, e spesso il numero degli amici è più importante della qualità delle relazioni umane che si stabiliscono. Altro fattore da tenere in considerazione e confermato da alcuni, è la perdita dell’abitudine al relazionarsi faccia a faccia: troppo spesso infatti, approcciare qualcuno di persona fa paura, causa imbarazzo, stress e senso di inadeguatezza.
Il seminario continua, la ricerca generativa degli studenti deve ancora iniziare… presto nuovi aggiornamenti su un mondo tutto da scoprire!